Copio e incollo un articolo interessante...
Scappano dall’Italia in cerca di un presente e un futuro
più sereni....
Dopo i cervelli in fuga, tocca ai pensionati diventare i
nuovi fuggitivi. Ma le mete sono ben diverse da chi
spera di trovare un'alternativa alla crisi.
Gli Over 65 preferiscono emigrare in Asia, America o
Africa. E non solo per motivi climatici: da quelle parti
ci sono spesso sistemi fiscali meno rigidi e il costo
della vita è ridotto ai minimi termini.
FENOMENO IN CRESCITA.
Secondo i dati dell'Istituto nazionale di previdenza
sociale, nel 2011 i pensionati residenti all'estero
erano 300 mila. Un dato che nel 2012, stando alle cifre
fornite da Eurostat, è aumentato a 400 mila. E visto che
in Italia la ripresa è attesa solo nel 2014, anche nel
2013 il trend non è previsto in calo.
IN FUGA DALL'ITALIA.
Le mete più gettonate dai pensionati italiani, secondo i
dati Inps (aggiornati a settembre 2012), sono il Marocco
e la Tunisia (in Africa), la Thailandia e le Filippine
(in Asia), la Repubblica Dominicana e l’Ecuador (in
America). Ma la maggioranza (225 mila nel 2011) rimane
in Europa spostandosi in Spagna, in Grecia o a Cipro. E
non importa se qui l'economia è peggio della nostra: il
clima è decisamente più gradevole, specialmente in
inverno (raramente si scende sotto i 15 gradi), e
l’appartenenza all’Unione europea garantisce le cure
mediche necessarie.
IN AFRICA BASTANO POCHI SOLDI.
A 80 anni e dopo una vita passata in giro per il mondo
per lavoro, Sergio Stabile ha scelto di fermarsi in
Tanzania, a Bagamoyo.
«Per un pensionato o una coppia di pensionati non
benestanti», spiega a Lettera43.it, «credo che ormai sia
quasi obbligatorio trasferirsi all’estero. Anzi, mi
sorprende che tale abitudine non sia molto più diffusa».
E poi aggiunge: «A meno di imprevisti, qui in Africa si
può vivere con un terzo dei soldi che servirebbero in
Italia: con 1.000 euro al mese si è considerati ricchi».
Il 77% dei pensionati percepisce meno di 1.000 euro al
mese
Avere un vitalizio mensile da 1.000 euro è però un sogno
per molti pensionati.
Da quanto è emerso dai dati Istat (aggiornati al 2011),
sui 16,6 milioni di pensionati, la maggioranza è ben
lontana da quella cifra.
Spulciando i numeri sui trattamenti pensionistici in
essere (sia previdenziali che assistenziali), si scopre
che il 77% degli assegni presenta un valore medio
mensile inferiore ai 1.000 euro (nel 2010 erano il 79%),
mentre il 49% resta sotto i 500 euro.
Facile quindi capire perché ci sia chi, dopo una vita di
lavoro, scelga di emigrare.
SI SCAPPA DA NORD A SUD.
Anche se il pieno dei pensionati sotto i 1.000 euro al
mese secondo l'Istat si concentra al Sud (52,3%) e nelle
Isole (52,7%) - nel Nord Ovest sono il 35,8% - la fuga
degli Over 65 è un fenomeno che coinvolge l’Italia
intera.
In Lombardia, per esempio, gli iscritti all’Anagrafe
italiani residenti all’estero (Aire) con più di 64 anni
sono passati dai 50.902 del 2010 ai 56.466 del 2012.
In Puglia, invece, sono aumentati dai 44.704 del 2010 ai
50.196 del 2012.
COSTA RICA, PAESE PIÙ FELICE.
In Costa Rica, invece, i redditi provenienti dall'estero
- è il caso degli assegni dell'Inps - non sono tassati.
E questo rende la Repubblica dell'America centrale una
meta molto interessante. Senza considerare che secondo
il World database of happiness, Costa Rica è il primo
Paese al mondo per la «felicità media» e per
«soddisfazione di vita».
Per trasferirsi in Tunisia basta poter dimostrare di
possedere un reddito idoneo a sopravvivere. Mentre in
Kenya la residenza è concessa solo a chi, oltre alla
pensione, dispone di una casa (in affitto o di
proprietà).
LE MANCE AIUTANO DOVUNQUE.
Ma si sa, anche lontano da casa, ci si può arrangiare in
qualche modo.
Con «qualche mancia anche modesta», racconta Stabile,
«si possono superare le difficoltà. All'estero non ci
sono le miriadi di leggi e regolamenti che abbiamo in
Italia». Il pensionato, infatti, è persino riuscito ad
aprire un agriturismo in Africa.
Il problema, principale, semmai, fa notare Stabile, è
«accettare che una civiltà diversa abbia un valore pari
a quello che noi diamo alla nostra».
La qualità degli ospedali non interferisce sulla scelta
del Paese
Se da una parte lasciare l'Italia può essere una
soluzione per non avere più problemi economici,
dall'altro i pensionati devono far fronte ai piccoli
acciacchi. Che con l'età si fanno sentire sempre più di
frequente.
Alessandro Castagna, fondatore di Voglioviverecosì, sito
dedicato agli Italiani che vivono all’estero, sottolinea
infatti che prima di scegliere la meta dove trascorrere
la propria vecchia è meglio verificare la qualità
dell’assistenza sanitaria e - se necessario - «stipulare
una polizza sanitaria privata» prima di lasciare
l'Italia.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nella
classifica dei migliori 15 sistemi sanitari del mondo ci
sono - tra gli altri - Spagna e Grecia. Cipro è invece
al 24esimo posto, la Repubblica Dominicana al 34esimo,
Costa Rica al 35esimo, Thailandia al 47esimo.
Insomma, la voglia di lasciare l'Italia sembra più forte
di quella di avere i migliori ospedali.
CONVENZIONI PER LA SANITÀ.
Tuttavia, il nostro Paese ha da tempo stabilito
convenzioni con la sanità pubblica di altri Stati. È il
caso di Brasile, Australia, Argentina e Tunisia e Capo
Verde: qui i pensionati (così come tutti gli altri
cittadini) possono godere di una copertura medica
totale, la stessa di cui usufruirebbero in uno dei Paesi
dell’Ue.
Significa quindi prestazioni sanitarie (urgenti e non)
gratuite, come spiegano le diverse convenzioni
pubblicate sul sito del ministero della Salute.
PROBLEMI CON LA BUROCRAZIA. Cambiare, però, non è sempre
semplice. «La burocrazia è uguale dappertutto», prosegue
Stabile, «è chiaro, comunque, che in un Paese ancora
poco all’avanguardia dal punto di vista tecnologico
talvolta le cose possono farsi complicate».
Piccoli intoppi che però non oscurano i vantaggi. Per
esempio a Panama è sufficiente una rendita mensile di
1.000 dollari (poco meno di 750 euro) per poter
usufruire dello stato di pensionato permanente, che
comporta sconti ed esenzioni fiscali su bollette e
visite mediche.
SKYPE CANCELLA LA NOSTALGIA.
Oltre a Stabile, anche Vanna Vallino ha scelto di
lasciare l'Italia: dal 2002 vive in Senagal e da quando
nel 2007 è rimasta vedova ha aperto un piccolo bed and
breakfast. Se le viene nostalgia dell’Italia, le basta
usare Skype.
Vittorio Conte s'è trasferito in Madagascar. Dopo una
vita da dirigente pubblicitario, vive con l'assegno
mensile dell'Inps e arrotonda con qualche consulenza ed
è disponibile per accogliere i turisti in visita
all'isola.
SCAPPATO DOPO UN INFARTO.
Il 66enne abruzzese Giovanni Di Marco era direttore
commerciale di una nota azienda, ma da qualche tempo si
è stabilito in Thailandia per godersi il mare e le
spiagge di Phuket.
Anche Giuseppe Bonazzoli è in Thailandia, ma prima di
arrivare in Asia ha vissuto in Brasile e a Santo
Domingo. Giornalista in pensione, ha deciso di lasciare
l'Italia dopo aver rischiato di morire per colpa di un
infarto. E sulle storie dei pensionati all'estero ci ha
addirittura scritto un libro, Fuga per la vita, andare
via e vivere felici, non privo di spunti autobiografici.
PAESI ANCORA IN CRESCITA.
Insomma, cambiare vita anche dopo i 65 è possibile.
«Bisogna provare, all’inizio, senza impegnarsi troppo»,
racconta ancora Stabile, «dipende tutto dal carattere e
dalle esigenze personali». Non manca l'Italia? «Ci si
pensa. Poi però si ascolta quello che succede a casa e
si capisce che non vale la pena rimpiangere la terra che
si è lasciata».
Anche perché spesso i pensionati migranti ritrovano fasi
che l'Italia ha già vissuto. «La Tanzania avanza con uno
slancio pieno di coraggio alla conquista del futuro: mi
ricorda gli anni del Dopoguerra italiano». |
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